Secondo Rapporto sulla ricettività all’aria aperta in Toscana: aria aperta contro la crisi #sicilianatura

Campeggi e Villaggi in Toscana, risorsa nascosta e grande potenzialità per

il futuro del turismo.
Convegno FAITA / FIPE Toscana
6 Giugno 2012, camping Village Baia Azzurra
Via delle Rocchette, Castiglione della Pescaia (GR)

I campeggi in Toscana nel 2010 erano oltre 240 e contavano circa 180 mila posti letto. Rappresentavano il 35% dell’offerta totale regionale in termini di posti letto. Un numero importante, di soli 3 punti percentuali inferiore all’offerta alberghiera. Se a livello regionale il peso dei campeggi e degli alberghi è poco diverso, in molte province rappresentano l’offerta ricettiva prevalente. A Grosseto e a Livorno sono il 57% del totale, a Massa Carrara raggiungono il 66%. È un’offerta che si concentra tradizionalmente sulla costa: nei comuni bagnati dal mare si trova l’84% dei posti letto e il 70% delle strutture arrivando a rappresentare una vera e propria caratterizzazione del turismo costiero Toscano. Possiamo in qualche modo dire che i campeggi fino al 2009 hanno attutito in Toscana la crisi del settore balneare che ha segnalato in dieci anni un aumento del 10% di presenze nella a fronte di una sostanziale “non crescita” a livello nazionale.

I campeggi hanno avuto un ruolo determinante nel risultato toscano. Le presenze nella ricettività all’aria aperta nei comuni balneari nel 2010 sono state il 47% del totale (erano il 4% nel 2000), mentre quelle negli alberghi il 39% (erano il 45% nel 2000).L’importanza delle presenze nei campeggi nei comuni balneari è cresciuta nel tempo, grazie ai risultati ottenuti, pesando sensibilmente sul risultato totale del comparto. Tra il 2000 e il 2009 sono aumentate del 20%, a fronte della diminuzione del 5% negli alberghi, contribuendo in maniera determinante all’aumento del 12% delle presenze sulle coste toscane. Se le presenze nei campeggi fossero diminuite come quelle negli alberghi, per il solo anno 2010 ci sarebbe stata una minor spesa di circa 51 milioni di Euro, con un minore valore aggiunto di circa 72 milioni di Euro e minore occupazione per 3.000 unità a livello di sistema economico di riferimento. Nel decennio 2000 – 2010 nell’area corrispondente all’APT di Livorno ci sarebbe stato il 9% di notti in meno, e in quella di Grosseto il 7%.
Negli ultimi due anni, complice la crisi, fattori esterni come il costo del carburante, cambiamenti nel modo di fare vacanza e una competizione più forte, anche il settore dei campeggi e dei villaggi tristici ha risentito una diminuzione delle presenze. Nel 2010 le notti nei campeggi Toscani sono calate del 4% circa e nel 2011 si è segnalata un’ulteriore lieve diminuzione (inferiore all’1%). Diminuzioni che hanno colpito principalmente le province di Pisa (-11% nel 2010 e – 23% nel 2011), Lucca (-12% entrambe gli anni), Massa Carrara (-2% e -1%) e Grosseto (-1% e -6%). La provincia di Livorno rimane stabile.Se il settore non riesce ad invertire la tendenza ne risentirà tutto l’ambito costiero. Il turista del campeggio è un ospite diverso da quello degli alberghi e delle case, fa maggiore riferimento alle attività commerciali e ai pubblici esercizi. La spesa realizzata dai campeggiatori nel settore balneare toscano è stimabile in 300 milioni di Euro, il 35% circa della quale è imputabile ai pubblici esercizi.
Bisogna anche evidenziare che i risultati degli ultimi anni sono stati ottenuti con notevoli sacrifici in termini di redditività delle imprese, con fatturati stabili e costi che, per l’80% delle imprese, ha avuto un aumento sensibile. Gli imprenditori hanno cercato di mantenere i prezzi competitivi nei limiti di quanto la crescita degli impegni ha permesso, continuando ad investire nel miglioramento e nella manutenzione delle strutture. In particolare le imprese Toscane, più che nel resto di Italia, hanno investito nella certificazione della qualità, fattore importante nella competizione in particolare a livello internazionale. Il 35% dei campeggi titolari di Ecolabel in Italia sono in Toscana.
Imprese che godono di una ottima immagine sui social media, con il 26% delle segnalazioni che indicano le strutture come “eccellente”, il 56% come “molto buono” su Trip Advisor. Un settore quello dell’ospitalità all’aria aperta che deve pensare ai modelli di domani, magari facendo riferimento a mercati concorrenti, come la Francia dove operano 11 gruppi e 6 catene principali oltre a tour operator specializzati, con un marketing aggressivo che fa riferimento a motivazioni forti, esperienze particolari, forme di proprietà innovative delle unità residenziali, con offerte che spaziano da Ecolodge a Yourte di ispirazione mongola. Tra Hemingway e Gengis Kahn alla ricerca di nuova clientela, le imprese non tralasciano offerte last minute, sconti fuori stagione, acquisti multipli per i week end.
Deve cercare nuova clientela, riferendosi a fasce di mercato che forse deve recuperare, come i giovani, investimento per l’oggi (sono coloro che mediamente hanno più tempo libero) e per il domani (tornano con la famiglia nei posti dove hanno passato vacanze piacevoli), o che deve intercettare, come il mondo dei viaggiatori no frills e attenti al turismo responsabile, che non usano il mezzo proprio, ma cercano soggiorni a contatto con la natura, che potrebbero essere ancora più stimolati da una tipologia ricettiva che anche l’UN-WTO riconosce tre le meno impattanti nell’ambiente.
La ricerca è stata realizzata dal centro studi del CSR SiciliaNatura ed è pubblicata nella collana degli studi sul turismo e territorio dell’editore Qanat di Palermo

Scarica la ricerca
Scarica le slides della presentazione

Questa voce è stata pubblicata in Iniziative passate. Contrassegna il permalink.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *